Studio di un'opera

 Oscar Niemeyer

Sede del Partido Comunista Francés


Posizione: Paris, Francia
Architetto: Oscar Niemeyer
Ano: 1980

Casa das Canoas



  • Posizione: Rio de Janeiro, Brasil
    Architetto: Oscar Niemeyer
    Ano: 1953

  • Casa do Baile


  • Posizione:  Belo HorizonteBrazil
    Architetto: Oscar Niemeyer
    Ano: 1943


Architettura e modernità | Antonino Saggio

Parte terza
  • La riconstruzione del significato: 1945-56
  • Dall'unité d'habitation alla Sidney Opera House

12
Eticità e Brutalismo

In questo capitolo del libro "Architettura e modernità" di Antonino Saggio, si affronta il periodo dal 1945 al 1956, segnato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dalla necessità di ricostruzione. Si evidenzia il contesto storico postbellico con la distruzione delle città, la necessità di ricostruire su nuove basi e la domanda fondamentale sui valori centrali che devono guidare l'architettura. Si esplora l'influenza della pianificazione urbana nella ricostruzione delle città, sottolineando l'idea che "la quantità è qualità". Si menzionano iniziative in diversi paesi per creare nuove città autonome e multipolari. Si affronta anche la connessione tra la ricostruzione e la ricerca di significato nell'architettura, riflessa nella domanda sulle basi per ricominciare.

Il capitolo si concentra su due figure chiave: Le Corbusier e Louis Kahn. Le Corbusier, da un lato, cerca di sistematizzare e regolare attraverso studi come il Modulor, ma mostra anche una espressività diversa, simboleggiata da una mano stilizzata e deforme. Il suo progetto emblematico di questo periodo è l'unità abitativa, dove combina la funzionalità con un'espressività primitiva, dando origine al termine "Brutalismo".

Si evidenzia l'opera di Le Corbusier a Marsiglia, che prefigura un modello urbano complesso, e si menziona l'influenza del cemento grezzo e del paesaggio artificiale sulla terrazza. La parola "Brutalismo" nasce da quest'opera e si collega all'espressione architettonica primitiva e diretta.
Il capitolo affronta anche l'opera di Alison e Peter Smithson a Hunstanton, che dimostra principi etico-architettonici e dà luogo al manifesto del Brutalismo. Si menziona l'Istituto Marchiondi a Milano, progettato da Vittoriano Viganò, come un'altra manifestazione di questa ricerca di direzione e brutalità nell'architettura, caratterizzata da una "rudicità squisita".

13
Funzioni diverse: Wright, Aalto, Gropius e Mies
In questo capitolo del libro "Architettura e modernità" di Antonino Saggio, intitolato "Funzioni diverse: Wright, Aalto, Gropius e Mies. La funzione spazio," si affronta la ridefinizione dell'architettura nel periodo postbellico, concentrandosi su quattro architetti chiave: Frank Lloyd Wright, Walter Gropius, Alvar Aalto e Ludwig Mies van der Rohe.
Il capitolo inizia evidenziando la singolarità della rifondazione architettonica negli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale, contrastando la posizione solida del paese con la distruzione subita da Europa e Giappone. Si sottolinea il ruolo di Frank Lloyd Wright, un architetto atipico che, nel suo approccio creativo e inventivo, cerca la corrispondenza tra lo spazio interno e la funzione, evidenziando opere come la Casa Jacobs e il Museo Guggenheim. Successivamente viene presentato Walter Gropius, direttore di Harvard e fondatore di The Architects Collaborative, che affronta l'architettura da un punto di vista di lavoro di squadra, cercando la corrispondenza tra i requisiti del programma e le soluzioni architettoniche. Si menziona il design del nuovo campus a Cambridge come emblema di questo approccio.
Alvar Aalto è introdotto come un architetto che cerca nuove spazialità, sebbene in modo "interstiziale" rispetto alla funzione. Si evidenzia la sua opera principale, i Dormitori per studenti del MIT, dove introduce soluzioni innovative ed elimina lo schematismo dell'organigramma funzionale.
Infine, si affronta l'evoluzione di Ludwig Mies van der Rohe e la sua teoria del "meno è più". Si segnala il suo movimento verso uno spazio universale e indifferenziato, caratterizzato dall'astrazione e dall'attenzione al modulo dimensionale. Si evidenzia l'influenza di Mies sulla scena architettonica americana e la diffusione del suo approccio da parte di seguaci come Jacques Brownson, concludendo con la menzionata Stadtgalerie a Berlino come opera che simboleggia il suo distacco dall'approccio dinamico e continuo dello spazio che caratterizzava le sue opere precedenti. In sintesi, il capitolo esplora le diverse approcci di questi architetti alla funzione e allo spazio, rivelando le loro contribuzioni uniche all'architettura moderna nel contesto del dopoguerra.

14 
Louis Kahn e le istituzioni dell'uomo

Nel capitolo 14 del libro "Architettura e modernità" di Antonino Saggio, intitolato "Louis Kahn e le istituzioni dell'uomo - Rifondazione", si esplora la trasformazione del paradigma architettonico dominante nel dopoguerra statunitense. Si mette in evidenza la figura di Louis Kahn, un architetto ebreo nato in Estonia, il cui processo di rifondazione ha inizio dopo la Seconda Guerra Mondiale. Kahn, diventato professore a Yale, intraprende una profonda ricerca critica sul significato dell'architettura nel contesto statunitense del dopoguerra.

Kahn respinge la semplificazione dell'architettura a uno stile internazionale e mette in discussione le basi dell'architettura moderna, cercando ragioni e significati al di là della funzione pragmatica. Introduce il concetto di "istituzione" al posto di "funzione" come chiave per esprimere le necessità fondamentali e simboliche della società. Secondo Kahn, la forma architettonica deve seguire il significato, diventando il centro delle scelte architettoniche.

Il capitolo sottolinea anche il riscoperto spazio da parte di Kahn, ispirato dalla pianta palladiana, affermando che struttura e spazio devono essere indivisibili. Kahn abbandona la rigidità del funzionalismo e abbraccia la coesione di spazio e struttura, rifiutando la separazione tra interno ed esterno. Le sue opere riflettono questa nuova prospettiva, utilizzando materiali solidi e rivelando l'autonomia di diversi elementi architettonici.

L'autore esplora le acquisizioni di Kahn sul motivo di costruire, il significato, la tipologia architettonica e la relazione tra forma e funzione. Kahn ridefinisce il concetto di "tipo" come una memoria storica della geometria, reintroducendo la rilevanza storica nell'architettura.

La rifondazione disciplinare intrapresa da Kahn si caratterizza per lo scollegamento del termine "funzione" dal suo utilizzo utilitaristico precedente, stabilendo una connessione intima tra forma e funzione. Questo approccio tautologico cerca una sintesi rivolta verso un significato superiore, segnando una rottura fondamentale con il paradigma analitico del Movimento Moderno. Il capitolo si conclude evidenziando l'influenza di Kahn negli anni '50 e il suo impatto sull'architettura successiva, percepito come una reazione al suo tentativo di ricomposizione unitaria.


15 
La liberazione della forma

Il capitolo "La liberazione della forma" del libro "Architettura e modernità" di Antonino Saggio tratta lo sviluppo delle tecniche costruttive, in particolare del calcestruzzo armato, negli anni '50. Si evidenzia l'evoluzione del calcestruzzo armato come materiale plastico che consente la creazione di forme esteticamente significative. Si menziona il ruolo chiave di Oscar Niemeyer e la sua influenza nella concezione di strutture plastiche e avvolgenti.

Vengono esplorate le contribuzioni di ingegneri di spicco come Eduardo Torroja e Riccardo Morandi, i quali, insieme ad altri pionieri, liberano l'architettura dalle restrizioni meccaniche del funzionalismo. Torroja, con la sua capacità di combinare ragionamento formale con conoscenze costruttive, e Morandi, noto per le sue strutture tecniche ed estetiche, sfidano le convenzioni e liberano gli spazi in modo non convenzionale.

Si introduce la figura di Eero Saarinen in America, il quale, attraverso le sue "magie strutturali", cerca espressività plastica e organica nelle sue opere, come la Terminal della TWA all'aeroporto di New York. Si sottolinea il suo approccio sperimentale e la capacità di separare la forma dalla funzione, rompendo con i tabù del funzionalismo.

Il capitolo culmina con l'architetto Jorn Utzon, che, nel 1956, sfida le restrizioni linguistiche e dinamiche stabilite nell'architettura degli anni '20. Utzon, attraverso la sua Opera di Sydney, riesce a creare un simbolo assoluto che rappresenta gli abitanti, i visitatori, la città e il continente. Si evidenzia il suo approccio sperimentale, l'eclettismo e la ricerca eterogenea di ispirazione.

In sintesi, il capitolo affronta l'evoluzione delle tecniche costruttive e la liberazione della forma architettonica negli anni '50, evidenziando il contributo significativo di figure come Niemeyer, Torroja, Morandi, Saarinen e Utzon in questo processo di trasformazione architettonica.



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